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Dottoranda: Roberta CAUSARANO -  XXV ciclo

Titolo della tesi: Sviluppi del pensiero sistemico nell’architettura contemporanea. Il principio di organizzazione/autorganizzazione nel processo progettuale

Tutor: Paola Gregory

 

La dissertazione di Roberta Causarano, incentrata sualcune delle ricerche architettoniche contemporanee legate alla “rivoluzione informatica”,  affronta il difficile tema  del “processo progettuale” con un ampio respiro critico e un'articolata capacità metodologica, nell’intento di ripercorrere l’emergere di un nuovo paradigma che, nella reciproca influenza fra arte, pensiero e tecnica – memoria delle ragioni originali della Τέχνη greca (come ποίησις ed ἐπιστήμη) – fornisce  nuovi orizzonti di sviluppo all’architettura.   

“Il modo in cui l’uomo modifica la natura – si legge nella tesi  – è inevitabilmente il riflesso di un pensiero più ampio che caratterizza ogni epoca”; dunque  anche “l’architettura come ogni forma d’arte […] è immagine della sua epoca e conseguenza dei mezzi espressivi disponibili”, rispetto ai quali – ci ricorda – è sempre connaturata e circolarmente implicata. Per questo motivo, nel dare inizio alla dissertazione, la dottoranda pone,  come questione centrale dell’architettura attuale,  “il problema della tecnica”. Percorrendo alcune delle riflessioni filosofiche e scientifiche sviluppate nel corso del XX secolo, la Causarano giunge al dibattito più recente, dove, fra le opposte posizioni dei “tecnoscettici” e dei “transumanisti”,  intravede la possibilità di risposte più articolate e sfocate, capaci di includere al proprio interno orientamenti più complessi.

Proprio per conferire maggiore spessore a un dibattito spesso superficialmente trattato o svilito nelle sue implicazioni più profonde, Roberta Causarano sceglie, come luoghi di una possibile genealogia delle tendenze attuali, le posizioni assunte da due grandi protagonisti del pensiero del’900:  Martin Heidegger e Werner Heisenberg che,in occasione di un ciclo di conferenze organizzate a Monaco nel 1953 dal titolo “Le arti nell’età della tecnica”, ebbero occasione di confrontarsi  “per comprendere quali  fossero i veri pericoli posti dal progresso tecnico e quali le soluzioni”. Al di là della diversa prospettiva di partenza che sembra inconciliabile, la Causarano individua una possibile zona di convergenza fra le due posizioni,  attribuibile a quell’idea della tecnica come “possibilità di salvezza […] per ritrovare un rapporto più autentico con la natura e con l’essenza stessa dell’uomo”. Da un lato, il carattere ambiguo del Ge-stell (imposizione) attraverso cui Heidegger dispiega l’essenza della tecnica moderna , dove il disvelamento originario (dell’essere) diviene possibile solo tramite l’arte come pro-duzione (ovvero della Τέχνη come ποίησις), dall’altro, l’affermazione di Heisenberg  della “tecnica come strumento in vista di un ordine fondato sulla consapevolezza del limite”, dove  il limite è quello che la nuova scienza (con la teoria della relatività e la microfisica quantica) trova nell’oggettivare il mondo naturale, entrambi  costituiscono per la Causarano punti di partenza fondamentali: lenti d’ingrandimento tramite cui dipanare la complessità delle ricerche architettoniche più recenti che, attraverso gli sviluppi della cibernetica e del pensiero sistemico, si traducono in logiche di organizzazione per la generazione del progetto. 

Partendo da alcune elaborazioni degli anni Sessanta  - quelle dei Metabolisti, di Fuller, di Otto, degli Archigram (per citarne alcuni) - che ponevano una nuova continuità e contiguità fra logica meccanica e logica organica, fra manufatto – inteso come organismo - e ambiente, la Causarano sviluppa il tema del rapporto fra “tecnica, materia, forma” attraverso il pensiero della complessità che, nato nell’alveo delle cosiddette scienze della complessità (puntualmente analizzate), si alimenta, da un lato, del pensiero filosofico (in particolare quello di G. Deleuze), dall’altro delle nuove tecnologie digitali che quella complessità consentono di osservare-interpretare-simulare-realizzare.

Sono soprattutto queste ultime a imprimere – nella “visione del mondo” propria della nostra epoca – “lo spostamento dal paradigma meccanico a quello elettronico” (Eisenman), non solo perché – scrive Roberta Causarano – consentono di rappresentare e controllare forme molto complesse,  ma soprattutto perché “modificano profondamente le modalità temporali e spaziali dell’intero processo progettuale: introducono multiple e differenti variabili […]; azzerano il tempo lineare introducendo simultaneità e istantaneità; creano nuove configurazioni ibride, trovando spesso nella natura non solo una fonte d’ispirazione, ma un modello da replicare; modificano profondamente, attraverso le più recenti tecnologie CAD/CAM, il rapporto fra concezione ed esecuzione del progetto”.      

Ricordando la differenza fra la computerization (informatizzazione), tipica del processo progettuale degli anni’80 basato sull’elaborazione o memorizzazione di informazioni predeterminate, e la computation (calcolo) sviluppata dalla seconda metà degli anni’90 per delineare possibili processi generativi con metodi logico-matematici, la Causarano si inoltra nell’analisi degli algoritmi genetici come modelli di generazione della forma architettonica, attenta a comprenderne i possibili risvolti in relazione alla “creatività umana”.

Di fatto , sottolinea (richiamando K. Terzidis) “le logiche computazionali non sostituiscono la creatività, ma ne ampliano le possibilità, fornendo gli strumenti per esplorare e sperimentare campi altrimenti inaccessibili”.   La tecnica svolge dunque, in queste situazioni, un ruolo fondamentale e, tuttavia, la progettazione non può essere considerata un’attività esclusivamente tecnica : “la tecnica è (e resta) - per Roberta Causarano - uno strumento a servizio dell’immaginario dell’architetto”, di cui è essa stessa “espressione” , facendo parte integrante della cultura e della società in cui l’architetto abita e dispiega la sua opera.   

Fra tecnica, materia e forma - intese con Focillon nell'unità indissolubile di concezione ed esecuzione - si produce un' interrelazione sempre maggiore, esplicata dalle più recenti frontiere della progettazione digitale: si tratta di quel continuum digitale che consente oggi di integrare il momento della progettazione con quello costruttivo,  la morfogenesi computazionale – capace come la morfogenesi naturale di organizzazioni complesse “auto-organizzate” – e la digital fabrication sempre più attenta all’individualizzazione del prodotto.  E’ all’interno di questo continuum che vengono analizzate alcune delle ricerche progettuali più innovative, distinte – per maggiore chiarezza metodologica - in due grandi “categorie”:  l’una definita come “performatività virtuale” a sottolineare la centralità o prevalenza  della morfogenesi  computazionale e delle tecniche di progettazione digitale a carattere generativo, di cui fanno parte architetti come i F.O.A., J. Frazer, A. Menges, K. Chu, G. Lynn; l’altra definita come “performatività reale” a chiarire il principio “autopoietico” o “auto-produttivo” (richiamando Maturana e Varela) che contraddistingue le reti  viventi.  Si tratta di artefatti capaci di adattamento e cambiamento, che pongono alla propria base l’idea di un “accoppiamento strutturale” (e dunque circuitale) fra manufatto (organismo) e ambiente. Come  avviene nei “sistemi robotici ed evolutivi per l’architettura” di R&Sie(n), negli “ipercorpi” di Oosterhuis, nella “Maching Architecture” di Spuybroek, ma anche nelle “ecologie elettroniche” di Ito o in alcune architetture effimere di Diller+Scofidio+Renfro, gli ultimi orizzonti dell'architettura esprimono la possibilità che l’intero sistema sia in grado di “andare continuamente incontro a cambiamenti strutturali" mantenendo al contempo - come scrivevano Maturana e Varela - il proprio modello reticolare di organizzazione”.

Il lavoro della Causarano è debitore della saggistica di numerose discipline (architettura, scienze,  filosofia, estetica) e la tesi si sviluppa con riferimenti ampi e specifici per dare un contributo all’attuale dibattito architettonico, sapendone trovare alla fine anche la giusta distanza critica. Il capitolo conclusivo sul rapporto fra tecnica ed etica richiama infatti il principio di responsabilità, con il quale ogni opera architettonica deve costantemente confrontarsi.

Roma, 24 Ottobre 2013

Premio ETIC 2013-2014

 

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