La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.
- Einstein
La crisi delle dimensioni fisiche, come crisi della misurazione, va di pari passo, come è facile comprendere, con la crisi del determinismo e riguarda, oggi, l’insieme delle rappresentazioni del mondo
- Paul Virilio
“...une même ville regardée de différents côtés paraît tout autre, et est comme multipliée perspectivement”
- G. W. Leibniz

La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.

- Einstein

La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.

- Einstein

Partendo dalla svolta emozionale che nella nostra epoca caratterizza la comprensione della realtà, il volume ripercorre alcuni nuclei tematici del pensiero estetico, filosofico e neuroscientifico che hanno categorizzato l’empatia come modo fondamentale della relazione con l’alterità. 

All’interno di quest’ultima si colloca anche il nostro rapporto con gli oggetti e con gli spazi che abitiamo, nel quale le risposte affettive precedono qualsiasi interpretazione riflessiva. Tuttavia l’empatia, coinvolgendo nella relazione con l’altra o con l’altro la nostra stessa esistenza, tiene insieme emozione, cognizione e comportamento, indicando anche una postura etica e sociale che può favorire nel progetto architettonico una risposta maggiormente orientata alla condivisione consapevole e all’inclusione dell’alterità. In questo orizzonte di riferimento rientrano quelle ricerche che aprono a una concettualizzazione “patica”, non priva di potenzialità critiche, dello spazio abitato, ripensato come medium incorporato della nostra esperienza vissuta. Di qui l’interesse per un’architettura multisensoriale, multidimensionale, interattiva e sinestetica, capace di esaltare nell’essenza relazionale dell’architettura il nostro “corpo coinvolto”, ovvero il modo poetico in cui ci confrontiamo e sintonizziamo fra noi e con il mondo-ambiente.

 

Dal testo Experiencing architecture di Rasmussen a Questions of perception di Holl, Pallasmaa e Pérez-Gomez, fino al recente libro di Mallgrave From Object to experience, la condizione empatica e affettiva è divenuta sempre più centrale nella riflessione sull’architettura. Il saggio ripercorre alcuni momenti salienti dello sviluppo dell’empatia nella critica estetica e nella filosofia fenomenologica, sottolineando i fattori culturali e scientifici che hanno recentemente contribuito a ciò che è stato definito emotional turn.  Particolare evidenza viene data agli sviluppi, dagli anni’80 in poi, dell’embodied cognition e al modello percettivo dell’embodied simulation che, a seguito della scoperta dei mirron neurons, può costituire oggi la base funzionale dell’empatia: quell’affective empathy alla quale dobbiamo, tuttavia, affiancare una reconstructive empathy, che, partendo dai vissuti del percipiente, richiede attenzione, immaginazione e memoria.  In questa convergenza fra scienze della natura (con particolare attenzione alle scienze cognitive e alle neuroscienze) e scienze umane, l’architettura può riguadagnare una dimensione – di tradizione fenomenologica – legata al corpo-vivo, in cui la riscoperta dell’empatia diviene possibilità di declinare una comprensione dello spazio (tanto nell’uso, quanto nel progetto) che ha nel sentire e nell’agire umano il suo fulcro.

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Scarica questo file (the affective city - 03- gregory.pdf)THE MIND/BODY THOUGHT, in The Affective City, vol. 1Contributo in volume
Nell’ambito degli studi sullo spazio urbano, è possibile configurare un percorso di analisi capace di affrontare da una prospettiva affettiva le complesse relazioni che intercorrono fra gli abitanti/utenti e i processi di costruzione, nonché di identificazione e condivisione, di una realtà quotidianamente esperita e vissuta?
 
Processi affettivi e rappresentazioni spaziali costituiscono, secondo gli autori, un campo tensivo necessario da indagare, perché dipendente da una continua interazione fra i codici spaziali, architettonici-ambientali-urbani, e i codici interiorizzati dall’individuo, che, connessi a un insieme di fattori soggettivi e intersoggettivi, culturali e sociali, riguardano il riconoscimento di luoghi od oggetti e la valutazione, l’apprezzamento e la soddisfazione (o meno) a essi relativa.
Attraverso la compresenza di metodi diversi, il presente volume ripercorre vicende, intenzionalità e affezioni di due siti industriali dismessi della Torino post-fordista, che presentano nella loro attuale fase di “sospensione” caratteri esemplari per una riflessione critica e teorica più ampia.Si tratta delle Officine Grandi Motori e della ThyssenKrupp, che non solo costituiscono momenti emblematici nella costruzione della ‘capitale’ dell’industria italiana, ma concentrano sul loro futuro aspettative-progettualità-tensioni-memoriedrammi che ben rappresentano uno spaccato vivo della città.
 
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Scarica questo file (The Affective City_Copertina+indice.pdf)The Affective City_Copertina+indice.pdfCopertina e indice del volume
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