La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.
- Einstein
La crisi delle dimensioni fisiche, come crisi della misurazione, va di pari passo, come è facile comprendere, con la crisi del determinismo e riguarda, oggi, l’insieme delle rappresentazioni del mondo
- Paul Virilio
“...une même ville regardée de différents côtés paraît tout autre, et est comme multipliée perspectivement”
- G. W. Leibniz

La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.

- Einstein

La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.

- Einstein
La tesi esplora il ruolo dell’architettura nella progettazione degli spazi d’interazione virtuali del Metaverso. In un mondo frammentato e sempre più desideroso di velocita e presenza globale, il Metaverso si configura come un ambiente che cerca di riproporre le caratteristiche umane e le interazioni empatiche nella sfera virtuale. La ricerca si concentra sulle possibilità offerte dalla realtà virtuale per le attività umane virtualizzate e sull’importanza dell’architettura nel veicolare atmosfere che favoriscano interazioni più naturali ed empatiche. L’architettura con l’ausilio delle neuroscienze assume un ruolo cruciale nella progettazione di luoghi sociali virtuali che stimolino le capacità cognitive e percettive degli utenti.
Sono analizzate anche le sfide connesse all’isolamento e all’alienazione e si sottolinea l’importanza di introdurre “difetti” per mantenere una dimensione realistica ed evitare l’illusione di una realtà perfetta.
La seconda parte della tesi si focalizza sulla percezione del Metaverso da parte dell’essere umano, considerando il mondo virtuale come una delle molteplici dimensioni in cui l’individuo vive. Infine, vengono presentati dei casi studio che illustrano i molteplici utilizzi dell’architettura nel Metaverso.
 
The thesis explores the role of architecture in the design of the virtual interaction spaces of the Metaverse. In an increasingly fragmented world driven by a need for speed and global presence, the Metaverse emerges as an environment that seeks to repropose human characteristics and empathic interactions in the virtual realm. The research focuses on the possibilities offered by virtual reality for
virtualized human activities and highlights the creation of atmospheres. Architecture, in collaboration with neuroscience, plays a crucial role in designing virtual social spaces that stimulate users’ cognitive and perceptual abilities.
The thesis also analyzes the challenges associated with isolation and alienation, emphasizing the importance of introducing “defects” to maintain a sense of realism and avoid the illusion of a perfect reality.
The second part of the thesis focuses on human perception of the Metaverse, considering the virtual world as one of the multiple dimensions in which individuals exist. Lastly, the thesis presents case studies that illustrate the diverse applications of architecture in the Metaverse.
 
 
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A. Sorrentino, "Ridis(e/o)gnare lo spazio in tempo di crisi: follia? Strutture alternative agli OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari)", Tesi di laurea Magistrale, Facoltà di Architettura, Sapienza Università di Roma, 28-01-2015.

Relatore P. Gregory

Presentazione

La tesi di Sorrentino dal titolo Ridis(e/o)gnare lo spazio in tempi di crisi: follia? è una tesi sperimentale che, appoggiandosi su una lunga analisi (basti vedere le note e la bibliografia, nonché le interviste effettuate nel tempo), cerca di individuare quali spazi siano possibili oggi per quei detenuti-malati di mente che si trovano ancora confinati negli Ospedali psichiatrici giudiziari (OPG), la cui chiusura dovrebbe essere imminente (in realtà sarebbe già dovuta avvenire al 1° aprile 2014, poi nel 2015, nuovamente prorogata al 2017), essendo stata approvata nel gennaio 2012 dalla Commissione Giustizia del Senato dopo un lungo iter iniziato nel 2008.

Sulla storia degli OPG - che costituisce uno dei capitoli della tesi - non mi soffermerò. Basti solo ricordare che sui manicomi - e sui "manicomi criminali" nati subito dopo l'unificazione d'Italia - il neuropsichiatra Basaglia portò negli anni '60 una critica  precisa, affermando la necessità di chiudere gli ospedali psichiatrici, quali luoghi istituzionalizzati. Nel 1978 la cosiddetta legge Basaglia chiuse definitivamente i manicomi, affidando competenze e responsabilità alle US locali e alle regioni e, sebbene non parlasse di OPG, ne influenzò alcuni cambiamenti: in particolare lo spostamento da luogo di detenzione a luogo di cura, di terapia riabilitativa.  Si dovrà attendere il 2008 per ottenere una profonda riforma dell'assetto giudiziario degli OPG, che trasferirà alle Regioni le funzioni sanitarie afferenti agli OPG;  ma di come debbano essere realizzate queste strutture nessun accenno.

Non mi soffermerò neanche sugli aspetti della proposta meta-progettuale che la tesi mette in campo; vorrei però sottolineare l'urgenza, espressa dal candidato, di dare una possibile risposta - nei casi di malattie mentali e colpe meno gravi - per trasformare l'attuale marginalizzazione di queste strutture in una nuova opportunità, sia  per i detenuti malati (con la cura e il reinserimento sociale), sia per la società, chiamata a un diverso scambio con l'alterità attraverso la cooperazione.

Ciò che invece intendo evidenziare è non solo la struttura organizzativa della tesi, che, attraverso analisi puntuali, interviste, letture, riflessioni, comparazioni con "progetti virtuosi" nel campo, tenta di definire un nuovo "spazio abitato che abita" - ovvero che si prende cura del malato detenuto o meno - ma l'orizzonte di senso più ampio cui la tesi sottende, partendo proprio dagli "ultimi" (i malati, i carcerati, diseredati, emarginati ..) e dai "margini" della città. Si tratta per Sorrentino di ragionare sul ruolo dell'architetto nella società, per "riportare l'architettura al grado e al degrado zero" capace di attuare/incentivare quel RITORNO che per Sorrentino è: ritorno dall'autoesilio biologico (che significa mettersi in contatto di nuovo con l'universo), dall'autoesilio sociologico (mettersi in contatto con l'altro) e dall'autoesilio psicologico (mettersi in contatto con se stesso). Tale ritorno - ci dice - si attua in tre momenti: abbattendo il muro per trasformarlo in soglia, risanando e incentivando le reti relazionali, sostituendo il concetto di spazio con quello di ecospazio.  La struttura che dovrà sostituire gli OPG - e che dovrà porsi in uno spazio di mezzo, in between, fra l'ospedale e il carcere - è la sfida che attraverso questi tre momenti la tesi pone: per rieducare, recuperare, reintegrare e curare i pazienti, i detenuti e i pazienti-detenuti che andrà  ad ospitare. 

Paola Gregory

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Sottocategorie

Questa sezione contiene le tesi degli studenti di corsi magistrali

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