La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.
- Einstein
La crisi delle dimensioni fisiche, come crisi della misurazione, va di pari passo, come è facile comprendere, con la crisi del determinismo e riguarda, oggi, l’insieme delle rappresentazioni del mondo
- Paul Virilio
“...une même ville regardée de différents côtés paraît tout autre, et est comme multipliée perspectivement”
- G. W. Leibniz

La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.

- Einstein

La mente è come un paracadute. Funziona solo se si apre.

- Einstein

Dottoranda: Laura Calderoni, XXVII ciclo

Titolo della tesi: L'altra città. Lo spazio pubblico contemporaneo: pratiche sociali di rigenerazione

Tutor: prof. Paola Gregory

 

Gli spazi pubblici  - scrive Laura Calderoni - sono quelli che "hanno assorbito maggiormente gli squilibri e le spinte degli interessi economici e speculativi", subendo un progressivo logoramento della loro originaria identità: il pubblico è arretrato di fronte "all'impossibilità di gestire e dare nuovo impulso ai luoghi del vivere collettivo" e lo spazio pubblico - come luogo relazionale dell'esperienza sociale - mostra la propria fragilità, esponendosi al rischio (annunciato  dagli studi di J. Habermas, H. Arendt, R. Sennett) di un suo irreversibile declino.

L'evaporare del tradizionale concetto di pubblico attorno al quale si sono costruite le forme della città moderna, le metamorfosi intercorse nella relazione fra spazio pubblico e spazio privato con il ri-articolarsi e pluralizzarsi della sfera pubblica, spingono la dottoranda a riformularne lo stesso significato, che, nella "mobilitazione universale" (M. Cacciari) che caratterizza la contemporaneità, dovrà trovare nuovi denominatori e diverse declinazioni. Per questo Calderoni preferisce utilizzare il concetto di "bene comune" che, ibridando fra loro pubblico e privato, delinea l'idea di uno "spazio comune" in cui rintracciare quella "unità nella diversità". Al di là del principio di titolarità, lo spazio comune è infatti luogo di accoglienza della pluralità: "è un valore comune che i singoli possono perseguire solo assieme, nella concordia", rappresentando "il massimo tentativo di un'integrazione sociale basata sul consenso" (N. Matteucci). è dunque attorno a questa idea che si definisce il campo di riflessione della tesi dottorale, orientando la ricerca verso modalità di azione e di intervento in grado di promuovere, nell'accezione di bene comune, il principio dell'essere insieme in una comunità, riconoscendo valore a quegli aspetti di auto-rappresentazione sociale e culturale troppo spesso delegittimati nei processi progettuali tradizionali.

Lo sviluppo di nuove forme associative capaci di diventare soggetti propositivi, l'amplificazione della sfera privata nel dominio del pubblico, la tendenziale “domesticizzazione” del tempo libero, l’assoggettamento delle pratiche progettuali alla logica dell’evento - aperte dunque all'aleatorietà del non-programmato nella produzione di un nuovo tipo di spazio frammentario, mobile, temporaneo - modificano lo stesso scenario e spazio del progetto, che, sebbene "spesso ridotto ai minimi termini, perché i tempi sono compressi e le modalità mutevoli e diversificate", non dovrà tuttavia perdere il suo carattere immaginifico e propulsore, capace di ricostruire una fiducia comune e alimentare una "creatività collettiva".  L'innovazione progettuale sta proprio nel dialogo e nell'integrazione fra codifica e spontaneità degli usi, fra progetto fortemente e debolmente strutturato, fra micro-ambito d'intervento e network proattivo, necessario - scrive Calderoni - per sostenere nel tempo e nello spazio l'azione del soggetto pubblico o l'iniziativa di gruppi più o meno organizzati. In particolare le possibilità offerte dall'implementazione dell'ICT, permettendo il costituirsi di reti di scambio sia a scala locale che globale, consentono il costituirsi di piattaforme collaborative, capaci di influenzare le scelte politiche dei governi e di promuovere nuovi modelli partecipativi di intervento sulla città, caratterizzati - spesso -  da un tipo di progettazione "peer to peer" a descrivere una rete costituita da nodi paritari e non gerarchizzati.

In questa confluenza di locale-globale, nascono alcune delle proposte più interessanti attraversate dalla dissertazione, che, rivolta alla questione - oggi centrale - della rigenerazione urbana, trovano nelle azioni bottom-up gli ambiti progettuali più innovativi, dove sperimentare nuovi modelli di coesione sociale e condivisione gestionale.  

Dal progetto alle pratiche d'uso, la dissertazione attraversa alcune narrazioni urbane in cui diventano centrali, nello sviluppo di comunità polisemiche, "l'esperienza del quotidiano", "le pratiche sovversive e il gioco", "l'autocostruzione" e la "temporaneità": altrettante tattiche contemporanee in cui, come chiarisce D. Innerarity, possa svilupparsi "tutta la cooperazione possibile in mezzo alla minima gerarchia necessaria".

La tesi dottorale si conclude con tre progetti di rigenerazione urbana, portati avanti dalla dottoranda nell'ambito dell'APS Open City Roma, di cui fa parte. Si tratta di tre spazi pubblici, di cui due temporanei,  realizzati a Roma nel periodo 2015-2016, a testimonianza di un interesse che dal campo teorico si è sviluppato, integrato e tradotto in quello operativo con ricadute ricorsive  sulla stessa elaborazione della tesi dottorale. Un processo continuo di feed-back ha infatti ri-orientato nel tempo ladissertazione, che con un work-in-progress ha, a sua volta, indirizzato l'azione progettuale, nella ricerca di una pratica ri-pensata come azione condivisa e permanente. I tre progetti presentati  -  La bella addormentata nel quartiere Decima a Roma, nell'ambito dell'iniziativa "Abitare Per" promossa dalla Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane del MiBACT, Vita di corte e Di Ponte in bianco, realizzazioni effimere nate nell'ambito dell'evento "Aperti per ferie" organizzato dalla stessa Associazione Open City in occasione delle due edizioni romane 2015 e 2016 dell'Estate Romana -  costituiscono nel loro insieme, pur nei diversi contesti (fisici, operativi, gestionali), altrettanti esempi di possibili iter d'intervento rigenerativo, di cui la pratica partecipativa e inclusiva costituisce l'incipit per un processo mai concluso ed esaustivo.  "Il progetto - scrive, infatti, Calderoni - non termina con la sua realizzazione, ma incentiva l'instaurarsi di una processualità replicabile con azioni future",  aprendo alla possibilità "di costruire un network tra i diversi attori" che, dall'azione bottom-up, procede dalla scala locale a quella globale . 

La tesi dottorale presenta dunque interessanti risvolti operativi, sostituendo alla modellistica dell’exemplum la processualità dell’eventum, di cui traccia – nei diversi casi analizzati, come nei tre progetti presentati a chiusura della dissertazione  – i diversi stadi di elaborazione: dalle politiche (comunitarie o meno) ai canali di finanziamento, dalle scelte progettuali alla realizzazione, sino alla considerazione delle fasi successive, valutabili in termine di “effetti” e “conseguenze” sugli abitanti, sui luoghi, sui media, sui network. L'esito finale è in tutti i casi  la riconquista dello spazio pubblico, nell'attivazione di quella condivisione sociale "non istituita per diritto di cittadinanza, ma realizzata attraverso l'agire comune". Un lavorare quindi sul "bene comune" che orienta l'appartenere verso il bisogno dell'altro. Di qui anche il titolo della tesi - L'altra città - che postula l'altruità come esigenza di una rappresentazione collettiva, intesa non come espressione di una totalità, bensì come un "esistere in comunità", all'interno della quale, soltanto, possono confrontarsi e liberarsi le diverse culture e singolarità.  

Il lavoro di Calderoni si sviluppa con riferimenti ampi e specifici in grado di offrire un contributo efficace all'attuale dibattito sulle principali questioni che la rigenerazione urbana pone. Dall'esigenza di nuove forme di  condivisione dello spazio pubblico ai problemi di equità sociale, dalla necessaria interculturalità del progetto alle risposte contestuali di operatività e governance - per ricordarne soltanto alcune - la tesi propone, all'interno di un'ampia, diffusa e attualissima letteratura, pertinenti chiavi di lettura e progetto in cui la communitas può ritrovare una propria possibilità di esistere: è questa l'altra città, dove l'appartenenza non è data, ma ogni volta da riconquistare; "non un avere", ma al contrario - come chiarisce R. Esposito - "un dono-da-dare".

Roma, 02 Novembre 2016

 

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